di Massimo Bambara
Cadere nel gioco del vittimismo fine a sè stesso e del lamento a prescindere non ci piace e non ci è mai piaicuto.
Ma se accadono certe cose riteniamo opportuno, doveroso, prendere una posizione chiara, netta e priva di ambiguità.
La squalifica di 3 giornate comminata dal Giudice sportivo a Zlatan Ibrahimovic non sta nè in cielo e nè in terra. Non entra in questa valutazione, oggettiva, la nostra fede dichiaratamente rossonera.
Semmai entra l'applicazione, pedissequa e screva da personalismi doppipesistici, del regolamento federale. Aspetto forse ai più sconosciuto, ma assolutamente decisivo ai fini della determinazione di una pena.
Partiamo da un presupposto: Ibra ha sbagliato. E' caduto nella provocazione di un professionista di quest'arte come Aronica e di un mancato attore teatrale come De Sanctis.
Ha sbagliato però, senza dubbio, ed è giusto che paghi tale errore. Ma su Ibra non va fatta giurisprudenza nè va interpretato in maniera personalistica il regolamento.
La scriminante che esiste fra comportamento antisportivo e comportamento violento (tale da determinare una sanzione superiore alle 2 giornate) sta nel provocare un danno grave all'incolumità fisica dell'avversario.
Cosa che, con tutta la buona volontà e con tutta la fantasia del mondo, non è possibile configurare nel buffetto che Ibra dà ad Aronica.
Dare 3 giornate ad Ibra e non permettergli di giocare Milan Juve, sfida decisiva ai fini dello scudetto, è un'indebita sanzione che lederebbe, ingiustificatamente, il regolare corso del campionato.
Va precisato altresì che non è possibile parlare di recidività di Ibrahimovic, in quanto il suo comportamento nelle stagioni passate non viene preso in considerazione dall'organo giudicante.
L'unico comportamento sotto esame ai fini di una valutazione di recidività è quello della stagione sportiva 2011-2012.
E Ibra, a rigore, nell'attuale stagione sportiva, dal punto di vista comportamentale è stato ineccepibile, portando a casa solo ed esclusivamente un cartellino giallo fino all'episodio di domenica scorsa.
Sono queste le ragioni per le quali riteniamo ingiusta ed incoerente la decisione del Giudice sportivo. E crediamo, fatta salva la buona fede, in un cambio di decisione della Corte Federale dopo il ricorso presentato dall'avvocato Cantamessa
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