Beginners
«Quando sei vero non puoi essere brutto, se non per quelli che non capiscono.»

Siamo tutti principianti.
Si può essere principianti,"Beginners", in una quantità infinita di cose.
Esistono dei manuali per ciascuna di esse.
Essere principianti comporta delle difficoltà, sempre, e delle responsabilità, talvolta.
Essere ancora acerbi nella vita, to begin, cominciare.
Può essere anche una cosa bella.

I genitori di Oliver sono appena morti.
La madre cinque anni prima, il padre da pochi mesi: appena diventato vedovo l'uomo (interpretato da un magnifico Christopher Plummer fresco di oscar) ha fatto coming out confessando la sua omosessualità e decidendo, a 75 anni, di non aver più voglia di nascondersi, di volersi godere la sua nuova vita.
Trova un fidanzato e inizia a esplorare le sue vere passioni: il figlio lo guarda ma non riesce a comportarsi come lui.
È invece molto bloccato nelle sue emozioni e non riesce a costruirsi una vera e soddisfacente relazione con una ragazza. Quando al padre viene diagnosticato un tumore al polmone incurabile, il rapporto tra i due si stringe, ma rimasto orfano il ragazzo cade in depressione. Gli rimane Arthur, il cane del padre, un intelligentissimo Jack Russell.
Dopo qualche mese, convinto ad andare a una festa in maschera, incontra una misteriosa ragazza senza voce, l'unica che sembra riuscire a scuoterlo.

‘Beginners’ è un film sui sentimenti, ma non sentimentale, sentimenti di euforia e paura per il cambiamento quando ci si appresta ad iniziare un nuovo capitolo nella propria vita.
È anche, e soprattutto, un film sul bisogno degli affetti, sul coraggio di amare.
Una commedia romantica e drammatica fa ridere e commuovere, in cui l'immenso Plummer è accompagnato da un compassato Ewan McGregor e da una sempre splendida Melanie Laurent.
Doloroso, delicato, toccante al punto giusto.

Una raffigurazione della tremenda forza o paura che si concentra nei concetti di vita e morte.
Scavare dentro se stessi e analizzare il proprio rapporto coi genitori e con le difficoltà, quelle vere, della vita.
Accettazione, comprensione, amorevolezza, altruismo, abnegazione, serenità, in una parola il segreto della felicità.

L’unico, forse, ad avere le idee chiare è il cane Arthur, un Jack Russell molto composto, molto inglese, il cui candore si esprime in sottotitoli che scorrono sotto il suo muso, spiazzando ogni interpretazione.
La perdita di un genitore, l’incertezza dell’amore, ma anche una malinconia più profonda, che contagia tutti i personaggi.
È un viaggio interiore.

Tutti siamo così umani e intrisi di ricordi, così spaventati e fragili, così sognatori e rivoluzionari.
Oliver e Anna si ritrovano, insieme, nel solco tracciato tra due diverse forme di umanità: chi crede che le cose non funzioneranno mai e chi invece ripone le proprie speranze nei sogni.
Ma l’obiettivo, forse faticosamente conquistato soltanto nel finale, rimane quello di scoprire un luogo in cui tutto sia semplice e felice, in cui le presenze ingombranti del passato non abbiano più ragione di ostacolare l’unione di due solitudini che aspirano a fondersi pur senza rinunciare a se stesse
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