di Guglielmo Mastroianni
Cosa resta del derby di domenica sera, amarezza a parte?
Non tutti i mali vengono per nuocere, dice la saggezza popolare.
Cercare spunti positivi dalla partita di domenica sera è esercizio assai complesso, e ce ne rendiamo conto, quasi da yoga.
Ma proviamo comunque a farlo.
Innanzitutto, si è chiaramente capita una cosa: Boateng, che bontà sua, diffidato, si è fatto anche ammonire, non gradisce per niente un arretramento nella linea mediana.
Non che il buon Prince non ci abbia messo impegno, ci mancherebbe.
Ma è lampante come la sua posizione nei tre di centrocampo tolga dinamismo all'attacco del Milan, costringa Ibra a giocare molto più accentrato, spalle alla porta, e quindi molto più prevedibile, e limiti, se non addirittura annulli, le percussioni e gli inserimenti centrali del talento ghanese, che venivano favoriti proprio dal movimento ad uscire di Ibra.
Insomma, una sciagura.
A cui si è dovuti ricorrere per manifesta emergenza, ci mancherebbe, ma che siamo convinti toglierà dalla testa di Allegri future idee in tal senso.
Altro aspetto da approfondire, il rendimento di Urby Emanuelson.
Innanzitutto c'è da ricordare una cosa: quando venne acquistato, esattamente dodici mesi fa, l'olandese doveva essere un tampone per la fascia sinistra, un esterno/interno, ma all'occorrenza anche terzino.
Secondo imperscrutabili leggi che albergano nella testa del tecnico livornese, però, Emanuelson ovunque ha giocato tranne che nel suo ruolo ideale.
Che in realtà sarebbe l'esterno di sinistra in un centrocampo a quattro.
O al limite, come detto, terzino, come agli albori della sua carriera, quando all'Ajax gli preferivano il figlio di Blindt e gli imposero un avanzamento di posizione.
Orbene, negli venti minuti del derby, con l'ingresso di Robinho, Emanuelson ha lasciato il ruolo di trequartista (e Dio mio, non voglio nemmeno pensarci...), per tornare a fare il terzino sinistro.
Non è che il banco di prova, paradossalmente, fosse dei più affidabili: l'Inter, a quel punto della gara, badava solo a difendere il vantaggio, e quindi le sollecitazioni difensive, per Urby, erano ridotte al minimo.
Eppure sarebbe il caso di insistere su questa strada. Almeno secondo il nostro umile e modesto parere.
Ultima considerazione sul piccolo Faraone.
Stephan è entrato a dieci minuti dalla fine con in corpo l'adrenalina e lo spirito di un Inzaghi, in cinque minuti ha sparigliato le carte alla difesa di Ranieri, e se Robinho non fosse la reincarnazione di Calloni, sarebbe diventato l'eroe del derby.
E' possibile che sto benedetto ragazzo non possa trovare spazio con più continuità? |
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